1° classificato
Delio Carnevali
Noi sconosciuti
2° classificata
Alessandra Paganardi
Visione
Ho sognato la luna sulla rupe.
E il cuore si è fatto goccia di solitudine.
Ho sognato una croce nel tramonto.
E il cuore
si è fatto lago scuro di tristezza.
Ho sognato l’amore sulla pelle.
E il cuore
è diventato un fiore gonfio di rugiada.
Ho sognato gli amici lontani.
E il cuore
si è fatto pioggia dell’attesa antica
sulla terra riarsa.
Valerio Marchi
3° classificato
Il gioco (a mia moglie)
I
Soffro l’estrema brevità dei giorni
che usandomi si fanno calpestare:
non che non parta, non che non ritorni,
ma sono a riva e sbarco in alto mare.
È vero, amore, ci si scalda in due
ed io ringrazio Dio che tu mi scaldi,
perché seguendo in due le orme sue
noi vacillando rimaniamo saldi.
Sento la vita che assottiglia gli argini
e mi incanala dove non vorrei:
non che non possa percepire i margini,
ma sono alieno fra i confini miei.
Pazienta, amore, assecondiamo il gioco:
è sempre quello e dura sempre poco.
II
In questa casa piena di orologi
noi non sappiamo calcolare il tempo,
e nella mani resta solo il vento
della constatazione che malvagi
son tutti i giorni che fra mille indugi
spolvereranno fra i capelli argento;
ti senti presa nell’imbuto lento
di un vorticare pieno di pertugi,
da cui non puoi sgattaiolare fuori
né sistemarti comoda a tuo agio:
potrai soltanto assecondare il gioco
che non è tuo, né inutile, né innocuo,
e lascerà nel mondo quello sfregio
che eternamente segna i nostri cuori.
Mariarosa Stefan
4° classificata
Per questo sei Padre
Dal tuo seno tratti, Dio
e posati su angusto scoglio
donde intorno
sempre mareggiata;
e per questo sei Padre.
In notti dilatate
immobili di dolore
sospesi nel buio
ti lasci incontrare;
e per questo sei Padre.
Cade con schianto
nelle tue forti mani
ogni singola lacrima
che raccogli preziosa,
simile a polla limpida
e pura: l’acqua del lavacro
per il grande ritorno;
e per questo sei Padre.
5° classificato
Nando Giangregorio
Lacrime senza tempo
Sandro Ciapessoni
6° classificato
Angel di Dio…
Confusi e opachi
talvolta sono i sentimenti umani.
Disordinati e sparsi
in irrequieto moto,
come sospiri al vento
si perdono nel vuoto.
Nel vuoto scorre il tempo,
l’inespugnabil preda,
e in esso stan rinchiuse le vestigia
dell’innocente antica primavera.
Le scolorite tinte dei ricordi
affollano confuse la mia mente,
ma nella sfera intima del cuore
io avverto che il baglior che é sol del sole,
avvolge con dolcezza e con calore,
quel santo volto e amato di mia madre.
L’amato sguardo che mi fu donato
col primo mio respiro della vita,
ancora non conosco…
e questo è per natura,
ma spero che in quel giorno…
il mio desir si avvera.
Gl’incerti moti della prima infanzia,
mi svelano soltanto una preghiera;
parole e tenerezze sulle labbra
sofferte con pazienza nella sera,
col rosso colorir del sol
sulla brughiera.
Quell‘«Angel di Dio
che sei il mio custode»...
mia madre allor diceva…
e ancora ripetendo or vado,
quando nei giorni amari si consuma
la triste rimembranza della sera.
7° classificato
Mauro Berti
Sarà
Anna Maria Samaden
8° classificata
Adda
Acqua della mia infanzia
Cristalli dei lunghi inverni
Tomba degli imprudenti
piccoli amici miei!
Culla di tanti amori
sbocciati alla frescura
di verdeggianti anfratti,
cinti d’alberi verdi
che schermano impudenti raggi
fruganti fra le fronde
a illuminare inebriati amanti!
Fugge il tuo corso
come gli anni miei
Son nata dove nasci tu
e muoio dove muore l’impeto
del tuo fluire.
Sempre torno da te
quando lunghe divengono le sere
e verde rame
si fan le sponde del tuo Rio.
Con te io nacqui Adda,
dove t’annulli tu
m’annullo anch’io.
Ho corso quanto te
strano destino il mio!
Ida Paldi Giovannini
9° classificata
Briciole d’eterno
Sulla riva orlata di silenzi
scrutati da pianeti che dettano destini
ci carezzavano come delle mani
ma erano agavi di vento
il lieve palpito dei flutti a far vibrare
le fragili vetrate dell’anima.
Noi due soli e il mare assetati d’universo
con briciole d’eterno tra le braccia da cullare
una luna assonnata in precario equilibrio
sopra una molecola d’aria,
una nenia di grilli caduti e cicale
brezze salse a muovere le foglie
un silenzio fattosi preghiera.
Noi a penetrare la sera
in ogni suo punto vulnerabile,
a scrutare tra le pieghe
del suo mantello di tenebre,
a mostrarci indifesi alle stelle
fino al giungere dell’alba a illuminare
paranze tremule sull’acqua, conchiglie
spuntate come fiori sulla sabbia.
Antonio Pace
10° classificato
Ero solo un fiore
Né muta
né cieca
ma diversa
io ero dalle altre
perché dagli occhi
scivolavano parole romantiche
e dalla bocca
sorrisi di lacrime
echeggiavo
bellissime note musicali
che accarezzavano
orizzonti impossibili
ero un forte amore
tale da arginare il mare
poi una nube di maggio
all’improvviso,
tutto si è trasformato in nulla.
«A che serve saper chi è stato
l’importante è che ho amato
e in altre vite sono rinata, Marta».